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ARCHIVIO STORICO DELLE ECONOMISTE E DEGLI ECONOMISTI

Guida archivistica alle carte e alle corrispondenze degli economisti italiani


ARCHIVIO STORICO DELLE ECONOMISTE E DEGLI ECONOMISTI





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Documento Corrispondenza: ARAR a Luigi Einaudi (23-08-1947)

Si comunica che il prof. Rossi, Presidente dell'ARAR, ha telefonato perché venga segnalato al Governatore l'articolo pubblicato sul "Giornale del Mezzogiorno", sul noto contratto ARAR-UNAM. Il prof. Rossi ha voluto sottolineare che si tratta di un giornale di "loschi speculatori e ricattatori" che ha oltre un miliardo di deficit. Il prof. Rossi ha aggiunto che i tre onorevoli citati nell'articolo non meritano alcuna considerazione, essendosi prestati ad una volgare campagna giornalistica. Il Pres. dell'ARAR esprime la sua indignazione nel vedere il nome del Governatore (in un altro articolo dello stesso giornale) tra quelli che avrebbero aderito ad una inchiesta sull'argomento promossa dal giornale.

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Documento Corrispondenza: Lionel Robbins a Ernesto Rossi (01-10-1948)

Robbins scrive a Rossi di non poter partecipare al Congresso federalista per impegni accademici. Il messaggio che Einaudi gli ha inviato lo ha commosso: Einaudi rappresenta un nobile esempio a cui Robbins ricorre nei momenti di sconforto. Robbins ringrazia Rossi dei libri che gli ha inviato e invia a sua volta una piccola monografia su alcuni problemi che Robbins ebbe modo di osservare quando era un "public servant" [Si veda anche la lettera di Rossi a Robbins, senza data, sintetizzata in questo fascicolo ASE, NDR].

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Documento Corrispondenza: Ernesto Rossi a Lionel Robbins (senza data)

Rossi è molto dispiaciuto che Robbins non possa intervenire al Congresso federalista perché desidererebbe sapere se Robbins ha modificato il suo modo di intendere i problemi dell'organizzazione internazionale rispetto alle idee espresse tra il 1938 ed il 1942. Forse, scrive Rossi, Robbins ha perso la speranza che si possa concludere qualcosa di buono camminando in quella direzione. Da parte sua, Rossi continuerà a fare propaganda alle idee sostenute insieme a Robbins in quel periodo. Rossi scrive di non aver inviato il libro "La guerra e l'unità europea", perché Einaudi desidera inviargliene copia personalmente. [Si vedano anche la lettera di Robbins a Rossi del 1° ottobre 1948, e la lettera di Rossi a Einaudi dell'8 ottobre 1948, entrambe sintetizzate in questo fascicolo ASE, NDR]

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Documento Corrispondenza: Ernesto Rossi a Luigi Einaudi (08-10-1948)

Rossi scrive a Einaudi di non aver inviato a Robbins una copia di "La guerra e l'unità europea" perché era convinto che l'avesse già fatto Einaudi, e quindi lo invita ad inviare subito una copia del libro a Robbins [Si vedano anche la lettera di Robbins a Rossi del 1° ottobre 1948, e la lettera di Rossi a Robbins, senza data, entrambe sintetizzate in questo fascicolo ASE, NDR].

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Documento Corrispondenza: Costantino Bresciani Turroni a Ernesto Rossi (28-08-1950)

Costantino Bresciani Turroni scrive a Ernesto Rossi in merito al progetto da questi formulato di creare una collana con lo scopo di diffondere tra gli uomini di affari le dottrine economiche ed i retti principi di politica economica. Secondo Bresciani Turroni non si possono utilizzare traduzioni di opere già pubblicate in inglese o in tedesco. Ciò avrebbe il merito di contribuire a temperare l'infatuazione per Keynes, mettendo in rilievo alcuni principi fondamentali dell'economia classica. Tuttavia è difficile che uomini di affari siano disposti a seguire sottili disquisizioni. Ad esempio il libro di Haberler è magnifico ma astratto e difficile per chi non ha già una preparazione ad hoc. Bresciani Turroni afferma che sarebbe anche difficile raggiungere lo scopo raccogliendo articoli pubblicati nell'ultimo decennio in riviste internazionali: pur scegliendo gli articoli di più facile comprensione e senza formule matematiche, bisognerebbe che gli articoli non fossero slegati tra loro, ma che fossero raccolti intorno a determinati problemi. La soluzione migliore, afferma Bresciani Turroni, potrebbe consistere nel pubblicare opere originali di economisti italiani e stranieri, redatti tenendo conto della finalità dell'opera. Bresciani consiglia a Rossi di contattare tra gli economisti italiani, Fanno, Papi, Amoroso, De Maria, Jannaccone, Vinci e Vito. C'è però il problema del costo della collana, che Bresciani, in qualità di Presidente del Banco di Roma ritiene eccessivo e non finanziabile dal Banco. Quanto alle onoranze Einaudi, Bresciani ritiene, in base ad una precedente conversazione con Einaudi, che questi tenesse molto alla ristampa di "Ephemerides". In alternativa l'idea di ristampare l'opera di Ferrara gli sembra ottima [Si veda anche la lettera del 14 marzo 1950 di Jannaccone a Einaudi, e la lettera di Rossi del 1° settembre 1950, entrambe sintetizzate in questo fascicolo ASE].

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Documento Corrispondenza: Ernesto Rossi a Costantino Bresciani Turroni (01-09-1950)

Ernesto Rossi comunica a Costantino Bresciani Turroni che a seguito della lettera dello stesso Bresciani [lettera 28 agosto 1950, sintetizzata in ASE in questo fascicolo, NDR] e a quella ricevuta da Robbins, gli pare opportuno abbandonare l'idea di creare una collana di opere originali destinata a uomini d'affari. Quanto alla ristampa delle opere di Ferrara, il dott. Siglienti prenderà accordi con Bresciani Turroni il giorno 6 a Milano [Si veda anche la lettera del 14 marzo 1950 di Jannaccone a Einaudi, sintetizzata in questo fascicolo ASE].

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Documento Corrispondenza: Ernesto Rossi a Luigi Einaudi (15-05-1955)

Rossi chiede a Einaudi di scrivere una lettera di presentazione per Altiero Spinelli, da indirizzare a qualche "pezzo grosso" degli Stati Uniti per aiutarlo nella propaganda federalista. Spinelli, ricorda Rossi, è stato sempre antifascista ed ha scontato 10 anni di carcere e 6 di confino, è attualmente Presidente del Comitato esecutivo dell'Union Européenne des Fédéralistes (UEF), organizzazione che coordina le associazioni europee (Inghilterra inclusa) che hanno come scopo la propaganda per la Federazione Europea.

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Documento Corrispondenza: Ernesto Rossi a Luigi Einaudi (22-05-1955)

Rossi scrive ad Einaudi di essere scoraggiato: sul fronte della politica internazionale, la federazione europea sembra un'idea generosa, ma fuori da ogni possibilità concreta di realizzazione. In politica interna i contrasti interni alla Democrazia cristiana rendono il Paese ingovernabile. Rossi informa inoltre Einaudi che l'editore Neri Pozza ha promesso di inviare a Rossi le bozze del libro di Wicksteed tradotto da Vigorelli entro la fine di giugno. Rossi promette appena le riceverà, invierà le bozze a Einaudi, in modo che questi possa scriverne l'introduzione. Rossi ricorda a Einaudi che non sarà pubblicata l'introduzione del Robbins del 1932. Se Einaudi racconterà l'impressione che gli fece la prima lettura del "Common Sense" e quale importanza questo libro abbia avuto nella formazione del suo pensiero e quanto esso sia ancora attuale, il libro avrà il successo che merita [La traduzione di Vigorelli del libro di Wicksteed non fu poi pubblicata, mentre la prefazione Einaudi fu pubblicata postuma su "Il Mondo" del 28 novembre 1961 con il titolo "I consigli del buon senso"; il testo della prefazione è preceduto da un'introduzione di Ernesto Rossi].

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Documento Corrispondenza: Ernesto Rossi a Luigi Einaudi (18-1955)

Rossi scrive a Einaudi che dal colloquio con l'avv. Picella, gli è sembrato di capire che Einaudi avesse cambiato idea sulla partecipazione alla rivista "il Mondo" e che volesse ulteriori informazioni. Rossi gli invia quindi una copia del programma scritto l'anno precedente. Rossi specifica di non aver più lavorato al progetto, ritenendo la partecipazione di Einaudi una condizione indispensabile di successo. Il nome di Einaudi aiuterebbe anche nella raccolta di fondi, da effettuarsi tramite l'istituzione di una società per azioni e lanciando la sottoscrizione attraverso gli sportelli bancari. La soluzione di massima partecipazione vedrebbe Einaudi direttore; quella di partecipazione minima, una lettera di augurio da pubblicare sul foglio per il lancio delle sottoscrizioni. La garanzia di indipendenza sarebbe affidata ad un "Comitato dei Garanti", come proposto da Einaudi. Come primo direttore Rossi propone Arrigo Benedetti, giornalista e tecnico di valore, che crede negli ideali liberali e di democrazia. In allegato il programma : 1) Politica estera: unificazione federale dell'Europa democratica e partecipazione in condizione di eguaglianza con gli Stati Uniti ed il Commonwealth al Patto Atlantico; 2) Politica interna: ricostruzione dello Stato liberale, alleanza con le forze democratiche laiche, opposizione a tutte le forme di confessionalismo, alla partitocrazia, alla corruzione nella vita pubblica, rafforzamento dell'istruzione pubblica per la formazione dei cittadini, stabilità monetaria, perequazione tributaria, smantellamento delle condizioni di monopolio.

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Documento Corrispondenza: Ernesto Rossi a Luigi Einaudi (27-09-1955)

Rossi ringrazia Einaudi per la prefazione al libro di Wicksteed. Gliene saranno grati anche i lettori indotti a leggere il libro dalla partecipazione di Einaudi all'iniziativa. Rossi scrive che tra tutti i libri di economia, "Common Sense" è quello che ha lasciato la traccia più profonda nel suo pensiero. Rossi ricorda che fu Einaudi a consigliargli di leggere quel libro mentre era in carcere. Rossi ne tradusse anche il primo volume, ma la traduzione si è persa insieme agli altri quaderni del carcere e del confino. Rossi approva la decisione di Einaudi di non accettare presidenze e patronati e ne comprende le remore nel riprendere la collaborazione con i giornali. Anche Rossi peraltro ha cessato la collaborazione con "la Stampa" perché anche sulla "Stampa" "molti argomenti non si possono toccare". Infine Rossi esorta Einaudi a prendere parte ai lavori della Commissione finanze e tesoro del Senato, dal momento che la partecipazione di Einaudi scongiurerebbe molte "bestialità". [Sulla traduzione di Vigorelli del libro di Wicksteed anche la lettera del 22.05.1955, nel database ASE in questo fascicolo. La traduzione non fu poi pubblicata, mentre la prefazione Einaudi fu pubblicata postuma su "Il Mondo" del 28 novembre 1961 con il titolo "I consigli del buon senso"; il testo della prefazione è preceduto da un'introduzione di Ernesto Rossi].

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Documento Corrispondenza: Ernesto Rossi a Luigi Einaudi (12-05-1956)

Rossi invia ad Einaudi i due disegni di legge contro i monopoli, stesi dal prof. Ciscarelli. I documenti, precisa Rossi, sono stati modificati per tener conto delle osservazioni di Einaudi e di Menichella.

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Documento Corrispondenza: Ernesto Rossi a Luigi Einaudi (14-05-1956)

Ernesto Rossi riferisce a Einaudi di aver letto con dolore l'articolo apparso su "Oggi", intitolato "Einaudi appoggia Malagodi". Rossi sottolinea che ciò è molto rischioso per Einaudi: anche se questi non intendeva realmente appoggiare Malagodi, ciò che conta è l'uso che Malagodi può fare delle parole di Einaudi ,il quale si trasformerebbe così da maestro del liberalismo a teorico della destra più reazionaria. Rossi scrive di aver più volte invitato alla prudenza anche Parri, Calamandrei e Levi. Infatti, a dispetto del reale contenuto del loro messaggio, ciò che conta alla fine è il modo in cui tale pensiero viene presentato al pubblico. Rossi si scusa per la sincerità con la quale ha parlato e spera che Einaudi continui a volergli bene.

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Documento Lettera: 9 agosto 931

De Viti ringrazia calorosamente Einaudi per l'articolo di recensione al volume "Un trentennio di lotte politiche" (specificando che il libro "fu voluto da Zanotti e da E. Rossi, non da me"). Trova che il titolo della recensione di Einaudi sia "per sé un capolavoro" ed esprime gratitudine per ciò che Einaudi "ha fatto e fa" per la sua "piccola reputazione scientifica". De Viti si riferisce ad un articolo di Einaudi dal titolo "Per la storia di un gruppo che non riuscì ad essere partito", in La Riforma Sociale, maggio-giugno 1931. Accenna inoltre al lavoro di traduzione in tedesco del suo manuale, i Principi di economia finanziaria, pubblicati nel 1932 con una prefazione di Einaudi.

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Documento Lettera: Roma 17 marzo 932

De Viti chiede a Einaudi "il nome esatto e i titoli e l'indirizzo" di Bresciani Turroni, di Garino Canina e di Rossi; quest'ultimo egli crede si trovi al penitenziario di Pallanza.

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Documento Lettera: Roma 10 aprile 932

De Viti scrive a Einaudi di avere spedito un opuscolo agli indirizzi che lo stesso Einaudi gli aveva indicato ed anche a Répaci. Per inviare la copia dell'edizione tedesca del suo libro a Ernesto Rossi preferisce aspettare per essere sicuro che la riceva. Aggiunge di avere inviato una copia "in omaggio ai Lincei". Si riferisce all'edizione tedesca dei Principi di economia finanziaria, pubblicata nel 1932.

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Documento Contratto Laterza-Salvemini

Ernesto Rossi chiede a Franco Laterza informazioni sulle modalità del contratto che essa ha con Gaetano Salvemini.

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Documento Impegni, progetti, battaglie parlamentari di Ernesto Rossi nel 1951

Ernesto Rossi confida a Franco Laterza che "dopo i miei articoli sull'Ina e sulla Federconsorzi i personaggi importanti da me un po' maltrattati e gli interessi offesi dei Baroni Moderni si sono coalizzati in Parlamento e sulla stampa per impedire che l'ARAR continui ad essere lo strumento delle importazioni di Stato e per mandarmi ad insegnare Economia a Caltanissetta. Il campanile, da cui ho cercato di scacciare le cornacchie, minaccia di cadermi sulla testa e perciò bisogna che stia attento a scostarmi in tempo. Entro il 15 devo scrivere un saggio di 35000 parole sull'IRI e l'industria italiana per una collezione della Rockefeller ed entro il mese di marzo la voce 'sicurezza sociale' per un dizionario economico che dovrebbe essere pubblicato da 'Comunità'. Inoltre ho da portare a buon fine la polemica sul 'Mondo' con l'onorevole Bonomi, continuare la propaganda per il Movimento Federalista Europeo, partecipare alle riunioni della Consulta, della Società Fabiana, ecc. (...)". Da queste confidenze si evince come l'inizio degli anni cinquanta fosse un periodo di frenetica attività per Ernesto Rossi, il quale non manca di proporre alla Casa editrice Laterza anche la pubblicazione di una raccolta di suoi articoli scelti sui monopoli, sull'economia corporativa e sulla dissoluzione della pubblica amministrazione italiana [Settimo: non rubare, 1952]. Lo intitolerebbe "Cornacchie di campanile" con sottotitolo "Problemi concreti della vita italiana". Come prefazione propone un saggio di una ventina di pagine necessarie per inquadrare i singoli problemi nel problema generale di risanamento dell'economia e della vita pubblica italiana. In due o tre mesi la pubblicazione dovrebbe essere pronta, "quando ancora non sarebbe spenta la eco delle polemiche sull'INA e sulla Federconsorzi e quando molti personaggi sarebbero ancora interessati a conoscere quello che è stato pubblicato sul 'Mondo', che pochi sono riusciti a trovare nelle edicole, perché è stato in gran parte 'riasciugato' dagli interessati (...)". Rossi informa Laterza che nei mesi successivi sarebbe continuata la "battaglia parlamentare" sull'INA e sulla Federconsorzi e che ad essa si sarebbe presto aggiunta la battaglia contro l'ARAR e contro il suo presidente "che si promette di sputare nel piatto in cui si mangia".

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Documento Sulla polemica contro l'ARAR

Ernesto Rossi preme affinché sia pubblicata subito la sua raccolta di articoli, "Settimo: non rubare" in previsione del fatto che nei prossimi mesi sarebbe stata combattuta in Parlamento la battaglia sulle gestioni dell'INA e della Federcommercio e sarebbe continuata in toni animati la polemica contro l'ARAR e contro il suo presidente, ovvero contro lo stesso Ernesto Rossi, "che si è permesso di sputare nel piatto in cui mangia". Nella lettera Rossi giustifica la scelta del titolo "Cornacchie di campanile": queste parole lo aiuterebbero a parlare nell'introduzione dello scoraggiamento che si prova nel constatare la mancanza di ogni reazione della "classe governante" alle critiche: "si ha l'impressione di dare dei pugni in un cuscino di piume".

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Documento Sul libro "Settimo: non rubare"

Ernesto Rossi invia a Franco Laterza la raccolta dei suoi 38 articoli. I primi 14 riguardano "gli strumenti di cui i grandi capitani si servono per fare quattrini senza fatica (pianificazione, sussidi, credito di favore, assegnazioni, dogane, permessi d'importazione, trattati di commercio)". Gli altri riguardano industrie e consorzi particolari (siderurgici, elettrici, INA, Federconsorzi, ecc.). Poiché Laterza ha sconsigliato l'adozione del titolo e del sottotitolo proposti nelle precedenti lettere da Rossi, questi propone in alternativa "Settimo: non rubare", titolo dal carattere evidentemente polemico e provocatorio. Nella lettera c'è un Nota Bene: "Ho raccolto soltanto gli articoli che riguardano le industrie parassitarie, i monopoli e le corporazioni. Ho lasciato da parte gli articoli sulla dissoluzione della pubblica amministrazione e sui problemi sociali di maggiore attualità (la scuola ai poveri, l'esercizio del lavoro, l'assistenza sanitaria, la migrazione interna)".

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Documento Scambio d'opinioni su titolo e sottotitolo della raccolta di saggi di E. Rossi

Ai tentennamenti di Franco Laterza sulla pubblicazione della sua raccolta, "Settimo: non rubare", Rossi risponde chiedendo se non preferisca che la prefazione sia fatta di pugno da Gaetano Salvemini. In tal caso provvederebbe subito a contattarlo: "Credo - scrive - che Salvemini la scriverebbe volentieri ed in modo molto efficace". Circa le perplessità espresse da Laterza sul titolo, la controproposta di sostituirvi "Settimo Comandamento" senza sottotitolo non convince Rossi: risulterebbe troppo equivoco. La maggioranza degli italiani non conosce quale sia il settimo comandamento, e molti, secondo Rossi, potrebbero pensare che si tratta di un libro di esercizi spirituali. Rossi propone al massimo di sostituire il sottotitolo "NON RUBARE" con "Cornacchie di campanile".

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Documento Discussioni sul titolo della raccolta di articoli di E.Rossi

Rossi discute ancora sul titolo della sua raccolta di articoli, "Settimo: non rubare". A differenza di Franco Laterza, non crede sia controproducente adottare un titolo provocatorio. Se per Laterza non va bene, propone d'adottare un titolo più neutro, "scolastico", come "Industrie parassitarie". In realtà anche questo titolo risultava essere provocatorio.

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Documento Prefazione dedicata ad Angelo Costa

Rossi ribadisce a Franco Laterza la questione della prefazione e gli chiede nuovamente se preferisca che sia scritta da lui o da Salvemini. Nel caso in cui Laterza acconsenta a fargliela scrivere, Rossi intende dedicarla ad Angelo Costa, presidente della Confederazione Generale dell'Industria. Inoltre nella prefazione intende spiegare la ragione della dedica ponendola in relazione alla decisione di pubblicare la raccolta dei suoi articoli sulle industrie monopolistiche parassitarie in Italia: dopo aver letto la confutazione del detto Costa alle critiche mosse il 28 novembre passato dal senatore Benton alle industrie e dopo aver letto il discorso dello stesso Costa pronunciato il 4 dicembre al Congresso Interno degli Industriali svoltosi a New York, in cui avrebbe affermato non esserci in Italia industrie monopolistiche e che nei pochi casi in cui sarebbero stati forse possibili dei sopraprofitti di monopolio lo Stato li avrebbe eliminati. La raccolta è dedicata a Costa per contrastare quelle sue affermazioni. Quanto alla scelta del titolo, Rossi torna ad insistere su "Settimo: non rubare" [1952]: "E' duro, ma corrisponde al tornio di tutto il libro e secondo me sarebbe molto più produttivo di titoli più perbenino come "Le industrie parassitarie", "I grandi monopoli"; "I baroni delle industrie'".

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Documento Sul titolo della raccolta di articoli di E. Rossi

Rossi discute ancora con Franco Laterza del titolo da dare alla sua raccolta di saggi, "Settimo: non rubare". Egli preferirebbe un titolo come "Ladri e baroni" o "Tempo di rubare", piuttosto che i troppo ermetici "I piatti sul tavolo" oppure "Finanza e occultismo", che "corrispondono troppo poco al contenuto del libro".

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Documento Scelta finale del titolo

Ernesto Rossi conferma a Franco Laterza la sua predilezione per il titolo "Settimo: non rubare" e per la dedica ad Angelo Costa, presidente della Confederazione Generale dell'Industria.

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Documento Copertina della raccolta d'articoli di E.Rossi

Ernesto Rossi chiede a Franco Laterza di poter inserire sulla copertina del libro, "Settimo: non rubare", una fascetta con sopra riportate le denominazioni di alcune industrie parassitarie ed enti speciali trattati nei suoi articoli. Ne cita alcuni: Edison, Ente Risi, Eridania, Federconsorzi, Ina, Saim.

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Documento Sulla prefazione di Settimo: non rubare

Ernesto Rossi torna a chiedere all'editore Franco Laterza se preferisca che la prefazione al suo libro, "Settimo: non rubare", sia firmata da lui o da Gaetano Salvemini.

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Documento Confronto sul titolo dell'ultimo lavoro di Ernesto Rossi

Rossi discute ancora con Franco Laterza sul titolo da dare al suo lavoro sulle industrie monopolistiche, "Settimo: non rubare".

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Documento Saggio sull'IRI e sull'industria italiana

Ernesto Rossi informa Franco Laterza che il professore Guido Calogero avrebbe scritto una recensione del suo libro, "Settimo: non rubare" sul Times. Nel frattempo Rossi annuncia di essere impegnato nel completamento di un saggio sull'IRI e sull'industria italiana per la Cornell University Press (Ithaca, New York), da pubblicare nella Collezione delle Inchieste sulla situazione in Francia e in Italia finanziata dalla Rockefeller e diretta da Mario Einaudi, di cui è stato già pubblicato il primo volume col titolo "Comunism in Western Europe". Rossi presenta in questi termini il suo saggio: "è molto tecnico e molto arido. Dà la più completa informazione sulla storia e l'attività dell'IRI. Ho potuto utilizzare oltre alle mie relazioni della Commissione Economica all'Assemblea Costituente, le relazioni parlamentari, le relazioni IRI, Finsider, Finmeccanica e diversi rapporti riservati. Ho ottenuto anche molti dati richiesti all'Ufficio Studi dell'IRI".

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Documento Invio nominativi per copie omaggio del volume "Settimo: non rubare"

Rossi comunica a Franco Laterza i nominativi cui inviare la copia omaggio del suo lavoro, "Settimo: non rubare". Tra di essi figurano i nomi di Mario Einaudi, Guido Calogero, Gaetano Salvemini.

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Documento Prime reazioni alla pubblicazione di Ernesto Rossi

Rossi informa e commenta con Franco Laterza le prime reazioni suscitate dalla pubblicazione della sua raccolta di articoli sulle industrie monopolistiche, "Settimo: non rubare": "Avrà già letto, credo, l'acido articoletto in cui i signori della Confindustria se la riprendono anche con l'editore su "L'Organizzazione industriale". Sono dei veri pachidermi!". Rossi aveva fatto inviare la copia gratuita del suo libro ai suoi amici, tra cui Mario Einaudi, Gaetano Salvemini, Guido Calogero. Gli elenchi completi sono presenti nelle due lettere precedenti a questa, datate rispettivamente Roma, 10 febbraio-21 febbraio 1952 (ivi, cc. 426-431).

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Documento Recensioni sul lavoro di E.Rossi

Rossi informa Franco Laterza sulle diverse recensioni dedicate alla sua ultima pubblicazione, "Settimo: non rubare". Tra le altre cita quella di Gino Luzzatto, pubblicata su "Mondo Economico", 29 marzo 1952; quella "fin troppo elogiativa" di Aldo Garosci, pubblicata sull'ultimo numero di "Il Mondo", quella di Vittorio Foa su "L'Avanti" e di Gaetano Salvemini su "Il ponte".

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Documento Polemica con la Confindustria

In considerazione del grande successo avuto dalla pubblicazione della sua raccolta di articoli, "Settimo: non rubare", Ernesto Rossi propone a Franco Laterza di ristampare il volume, aggiungendovi un paio di righe nella prefazione "per divertirmi - dice - a prendere in giro l'organo della Confindustria", la quale due mesi prima aveva commentato come la dedica fosse "mediocrissima trovata per cercare di dare più largo circuito ad una pubblicazione che non potrà averne".

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Documento Sul problema dei trusts e delle holdings

Rossi scrive a Franco Laterza che vorrebbe approfittare della ristampa della sua raccolta di articoli per aggiungervi due altri scritti, "Il consigliere delle famiglie" e "I topi nel formaggio". Aggiungerebbe volentieri anche un terzo scritto "I cinque grossi", già pubblicato su "Il Mondo" del 13 maggio: "Specialmente quest'articolo (in cui esamino, sulla base delle ultime relazioni, la situazione dei cinque maggiori gruppi monopolistici, Edison, Fiat, Snia Viscosa, Montecatini, Pirelli), potrebbe servire bene a chiudere il libro con una visione panoramica per meglio impostare il problema del controllo dei trusts e delle holdings".

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Documento Confronto con l'editore Laterza

Rossi ritorna a confrontarsi con l'editore Franco Laterza sull'opportunità di pubblicare l'articolo "I cinque grossi" sui cinque principali gruppi monopolistici dell'industria italiana (Edison, Fiat, Snia Viscosa, Montecatini, Pirelli), che permetterebbe di mettere al centro dell'attenzione pubblica il problema del controllo dei trusts.

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Documento Confronto con l'editore Laterza

Rossi ritorna a confrontarsi con l'editore Franco Laterza sull'opportunità di pubblicare l'articolo "I cinque grossi" sui cinque principali gruppi monopolistici dell'industria italiana (vedi cc. 440-443).

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Documento Premio Viareggio

Rossi informa Franco Laterza di aver presentato il suo lavoro, "Settimo: non rubare", al Premio Viareggio e... "se son rose fioriranno".

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Documento Pubblica "disamministrazione" italiana

Rossi comunica a Franco Laterza che ha deciso di scrivere un libro "sulla nostra pubblica disamministrazione", "Lo Stato industriale" e che intende pubblicarlo con la Casa editrice Laterza.

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Documento Lavoro sulla "disamministrazione pubblica" in Italia

Rossi sente il bisogno di scrivere una seconda lettera a Franco Laterza, a distanza di un giorno dalla precedente, sul progetto di stesura di un nuovo libro sulla "disamministrazione" pubblica in Italia.

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Documento Reazione del presidente della Commissione Camerale d'Industria A. Costa

Rossi segnala a Franco Laterza "una divertente lettura del dott. Angelo Costa a pagina 4 dell'ultimo numero di "Epoca", n. 96 sul mio libro, "Settimo: non rubare": un'indicazione bibliografica e documentaria utile a ricostruire la nuvola di polemiche che sollevò la pubblicazione di Ernesto Rossi agli inizi degli anni Cinquanta.

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Documento Scelta del titolo del nuovo lavoro di E.Rossi

Rossi propone come titolo al nuovo volume sui limiti e i problemi della pubblica amministrazione, "Lo Stato industriale", "Il cavallo di Ciolla", che, come egli stesso spiega a Franco Laterza nella lettera, non è tratto da alcuna citazione di Aristotele o San Tommaso, bensì un modo di dire popolare toscano, per indicare cosa o persona affetta da molti malanni. Poiché, tuttavia, conviene sulla difficoltà d'interpretare tale detto, cercherà un'alternativa.

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Documento Accordi con Laterza

Rossi si accorda con Laterza su tempi e modalità di stesura e correzione del suo nuovo lavoro sui limiti e sui difetti della pubblica amministrazione, "Lo Stato industriale".

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Documento Invio di due articoli

Rossi informa Laterza di avere pronti due articoli per la nuova pubblicazione. A questa lettera seguono due brevi cartoline postali inviate da Roma e datate 7 novembre 1952 e 9 dicembre 1952 (ivi, cc. 462-466) di scarso rilievo.

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Documento A. de Viti de Marco. Uomo civile. Problemi meridionali - Problemi nazionali - Problemi internazionali

Dopo una breve nota biografica (pp. 5- 6), in cui si punta soprattutto l'accento sulla scelta politica antifascista dell'economista leccese, attestata dalla lettera di dimissioni presentate all'Università di Roma il 5 novembre 1931, integralmente citata, segue il "Discorso tenuto da Ernesto Rossi, alla Fiera del Levante, il 12 settembre 1948, alla presenza del Presidente della Repubblica, e pubblicato a cura dell'Amministrazione della Provincia di Bari" (pp. 9-42). Nel suo discorso commemorativo, Ernesto Rossi dichiara subito il suo debito di gratitudine verso De Viti de Marco, sia per gli insegnamenti ricevuti attraverso i suoi scritti di economia finanziaria e politica, sia per l'amicizia che questi gli offrì durante il periodo della sua prigionia politica. Rossi ricorda di aver conosciuto De Viti De Marco nel 1925, per il tramite di Gaetano Salvemini, e di esserne subito rimasto affascinato per l'atteggiamento "democratico" con cui anteponeva ad ogni altra preoccupazione gli interessi generali del popolo e l'elevazione del loro tenore di vita e della loro educazione. Insieme con Ferrara, Pareto, Pantaleoni, De Viti de Marco rientrava in quel "piccolo gruppo di economisti che hanno veramente onorato la scienza italiana a cavallo tra i due secoli". Come loro, egli aveva disdegnato le teorie astratte derivanti dalla filosofia hegeliana. Rossi ricorda le lunghe disquizioni con De Viti de Marco, avute nelle due settimane in cui fu ospite di quest'ultimo nel 1928, per aiutarlo nella raccolta dei suoi scritti poi pubblicati nel volume "Un trentennio di lotte politiche". La più grande prova di solidarietà De Viti de Marco l'aveva data a Rossi in quelle poche righe che aveva premesso nel giugno 1931 all'edizione tedesca del suo trattato. Poche, ma significative parole di ringraziamento verso Ernesto Rossi, per averlo aiutato nella revisione critica dei suoi scritti. Oltre a citarne nome e cognome e ad indicare l'Istituto Tecnico di Bergamo in cui aveva insegnato, faceva esplicito riferimento alla condanna a venti anni infertagli dal Tribunale Speciale come capo dell'organizzazione politica "Giustizia e Libertà". Fu un vero e proprio atto di aperta accusa contro il fascismo. Quando il 31 luglio 1943 Rossi uscì dal carcere, lo andò a trovare ancor prima di far rientro a casa, perché, gravemente malato, aveva espresso il desiderio di vederlo un'ultima volta. La grandezza di De Viti de Marco era, secondo Rossi, nella capacità d'incarnare, accanto a pochissimi altri uomini meridionali, tra cui annovera solo Gaetano Salvemini e Giustino Fortunato, "l'espressione suprema della nostra civiltà". Rossi non si sofferma sul "pensiero scientifico del De Viti economista", non sembrandogli quella l'occasione più opportuna, ma sul suo pensiero politico e sul modo in cui si pose davanti ai problemi del Mezzogiorno, dell'Italia, del mondo. In relazione ai "problemi meridionali", Rossi attribuisce al De Viti il merito di essere stato "uno dei primi fieri avversari della tariffa doganale del 1887" che danneggiava in due modi gli agricoltori meridionali, sia perchè li costringeva a vendere a più basso prezzo le derrate agricole per la contrazione delle esportazioni, sia perché la riduzione delle importazioni costringeva ad acquistare a prezzi più alti i manufatti industriali. In contrasto con Luzzatti, sostenitore dei vantaggi della politica protezionista, De Viti de Marco sostenne l'antagonismo d'interessi "naturale e necessario" esistente tra industria ed agricoltura italiana. Non era possibile superare tale antagonismo con un appello alla solidarietà nazionale contro lo straniero, perché "non esiste un interesse italiano comune ed omogeneo a tutti i produttori italiani [...], esistono invece, in ognuna [nazione] interessi antagonistici, alcuni dei quali sono favoriti, altri offesi dalla rispettiva tariffa doganale". Nonostante negli anni l'intervento di burocrati e politici nella regolamentazione degli scambi commerciali interni ed esteri si fosse sempre più complicato a confronto con la politica doganale della fine dell'Ottocento, Rossi constatava come "la sperequazione derivante dalla politica commerciale non è stata ridotta, anzi è stata enormemente aggravata, negli ultimi due decenni sicché le parole del De Viti de Marco conservano tutto il loro valore". Accanto alla lotta contro la politica protezionista, Rossi ricorda la "battaglia" condotta dal De Viti de Marco contro tutti i privilegi tributari, che si rivelavano a svantaggio delle regioni meridionali. Da qui scaturiva secondo Rossi il più grande insegnamento lasciato dall'economista: "ci ha insegnato a distinguere, dietro le apparenti uniformità della nostra legislazione, le iniquità sostanziali verso il Mezzogiorno". Con De Viti de Marco Rossi concordava nell'imputare ai meridionali la mancata risoluzione dei problemi del Mezzogiorno: "il problema del Mezzogiorno è essenzialmente un problema di uomini: è il problema della formazione di una classe dirigente, veramente degna di questo nome, nell'Italia meridionale". Quanto ai problemi nazionali, Rossi ricorda come De Viti de Marco abbia lottato contro quella che egli stesso definiva la "quadruplice interna" , ossia l'oligarchia burocratica, l'oligarchia militare, l'oligarchia industriale, l'oligarchia proletaria. Quanto, infine, ai problemi internazionali, De Viti de Marco fu, nella collaborazione alla redazione del giornale "L'Unità" con Salvemini, uno dei più agguerriti avversari della politica nazionalista di Sonnino e sostenitore della politica wilsoniana. Ricorda il dissenso politico che divise De Viti de Marco da Pantaleoni, pur nell'ambito di un rapporto di stima ed amicizia ininterrotta durata 45 anni, le loro discussioni sulla politica estera dell'Italia nel periodo bellico e postbellico, i loro ragionamenti intorno alla Società delle Nazioni. La fiducia che De Viti de Marco aveva riposto in quest'organo internazionale era stata delusa dagli eventi. Nella conclusione Rossi esorta i contemporanei a mantenere vivo il pensiero dell'economista, in quanto "è solo il pensiero che ha valore nel mondo".

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Documento Sulla riforma agraria

L'autore si congratula con Spinelli per il suo decisivo apporto alla riforma agraria.

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Documento Movimento di riforma agraria

Ernesto Rossi informa sul programma e sulle adesioni al Movimento Riforma Agraria.

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Documento Sulla riforma agraria

L'autore informa Spinelli delle modifiche apportate alla riforma agraria.

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Documento Sulla costituzione di un comitato del M.F.E

Rossi manifesta l'intenzione di indire una riunione federalista fra italiani di tutte le tendenze per costituire un comitato del M.F.E.

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Documento Posizioni federaliste

L'autore esprime le proprie idee sul Movimento Federalista Europeo.

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Documento Federalismo

Rossi esprime le proprie considerazioni sul federalismo in Italia.

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Documento Conferenza di Ernesto Rossi

Il documento ha per oggetto una conferenza di Rossi durante la quale lo stesso rievoca la vita di "Giustizia e Libertà" fin dalle sue origini.

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