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ARCHIVIO STORICO DELLE ECONOMISTE E DEGLI ECONOMISTI

Guida archivistica alle carte e alle corrispondenze degli economisti italiani


ARCHIVIO STORICO DELLE ECONOMISTE E DEGLI ECONOMISTI


Rubini Giulio




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Documento Dichiarazione di sostegno al nuovo presidente del Consiglio Salandra

Stringher informa Salandra di aver ricevuto la visita dell'onorevole Rubini, il quale gli avrebbe espresso alcuni dubbi, cui non si fa alcuna esplicita mensione nel testo della lettera. Stringher fa, invece, esplicito riferimento alle esortazioni che avrebbe ricevuto da Rubini a sostenere Salandra nel "difficile compito" di Presidente del Consiglio cui è stato chiamato e ad offrirgli la sua "opera illuminata". Stringher informa inoltre Salandra di aver incontrato l'onorevole Emilio Morpurgo, il quale avrebbe elogiato la cortesia mostratagli dallo stesso Salandra in circostanze non esplicitate nella lettera.

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Documento Sulla pratica del cambio valuta per gli immigrati in Italia

ll ministro del Tesoro, l'onorevole Rubini, scambia alcune opinioni con il presidente del Consiglio Salandra su alcune questioni relative alla circolazione dei "biglietti di Stato" ed al "cambio valuta degli immigranti". A proposito di quest'ultima questione Ruini informa Salandra che le operazioni sono state limitate a tre istituti operanti nelle province di confine. Su obiezione del prefetto di Como, tuttavia, le operazioni sarebbero state estese anche agli uffici delle province interne. Secondo Rubini bisognerebbe trovare il modo di garantirsi contro eventuali frodi mediante presentazione di certificati dei sindaci o di persone note e probe.

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Documento Sull'importanza del libero commercio europeo di carbon fossile

Il ministro del Tesoro, l'onorevole Rubini, informa Salandra della disponibilità di carbon fossile per le industrie e per il bisogno dell'Amministrazione di Guerra non messa in forse dalle nuove misure limitative sull'esportazione imposte dall'Inghilterra, sia perché tali limiti riguardano il carbone di primissima qualità, mentre tutte le altre sono lasciate al libero scambio, sia perché l'Italia si rifornisce anche dall'America del Nord, nel quale Stato l'esportazione è ancora del tutto libera. Suggerisce, inoltre, la possibilità di servirsi dei piroscafi e delle navi utilizzate per il trasporto degli emigranti verso l'America per caricare il carbone nei viaggi di ritorno. Incentivando il trasporto marittimo sarà inoltre possibile e necessario ridurre il numero dei treni per ottenere "una non spregevole economia di carbone".

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Documento Corrispondenza: Rubini Giulio a Salandra Antonio (1914)

Rubini discute con Salandra della pratica abusiva e dannosa perpetuata dall'Amministrazione di Guerra d'acquistare grano a prezzi superiori alla norma, dando così la spinta "al bagarinaggio senza alcun ragionevole motivo", dal momento che il grano nazionale è sempre e comunque a disposizione della detta amministrazione nel momento del bisogno.

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Documento Resoconto dello scambio d'opinione con i ministri Rubini e Cavasola

Nella lettera Bonaldo Stringher rende conto dello scambio d'opinioni avuto coi ministri Rubini e Cavasola. Con essi "in un punto fondamentale", su cui ricerca l'opinione personale di Salandra "per liberarmi - scrive - da responsabilità". A tale scopo invia in allegato la lettera che aveva indirizzato al ministro del Tesoro, l'ingegnere Giulio Rubini (vedi documento C=1=2.78bis).

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Documento Resoconto a Giulio Rubini sui 'desiderata' dei principali istituti di credito italiani

La lettera è allegata ad altra indirizzata da Bonaldo Stringher, direttore della Banca d'Italia, al presidente del Consiglio dei ministri Antonio Salandra. Stringher comunica a Rubini i "desiderata" dei grandi istituti di credito italiani ed in appendice elenca due articoli discussi e rimasti in sospeso perché controversi. Stringher informa Rubini d'aver a lungo discusso con il rappresentante della Cassa di Risparmio delle Province Lombarde, con il marchese Ferrero di Cambiano, presidente dell'Associazione Casse di Risparmio e con il presidente della Federazione delle Banche popolari. Tutti e tre questi autorevoli rappresentanti, sentiti ciascuno separatamente, gli avrebbero dichiarato che: 1) "occorre non fermarsi al 20 del mese, ma procedere fino al 30 per dare un maggiore periodo di sicurezza e di tranquillità ai clienti e agli Istituti, essendo l'incertezza il peggiore danno per tutti; 2) si può chiedere il rimborso al 10 ma diviso in due tempi, in modo che sino a metà settembre si avrebbe un rimborso complessivo del 15; 3) il decreto per le cambiali va bene nella misura del 20 anche in presenza delle misure su accennate per i rimborsi dei depositi tanto più che la questione dei depositari fa riscontro vero e proprio con quella dei debiti cambiari e che la maggior parte dei commercianti riscuote in contanti e paga a scadenza oggi col beneficio della moratoria allungata. Nella parte conclusiva della lettera Stringher si lascia andare ad alcune considerazioni personali sulla questione: "purtroppo oggi dobbiamo lavorare coi puntelli nella speranza che poi alla fine l'edificio scosso dalle fondamenta possa reggere".

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Documento Necessità di attuare nell'immediato le misure tributarie

Rubini ritiene indispensabile mettere in atto i provvedimenti tributari recentemente varati o, quantomeno, i "principali": "I tempi sono calamitosi, è vero, ma è appunto quando l'estremo bisogno è chiaro a tutti che s'incontra maggiore rassegnazione e persuasione nel pubblico della necessità dei sacrifici. Siamo su di una china pericolosa (...). Ogni giorno che passa dimostra che Luzzatti [Luigi] aveva ragione, quando a tempo invitava il precedente Governo a mettere i tributi di guerra. Se allora occorrevano per uno, ora occorrono per due poiché, anche se i tempi non ingrossano maggiormente, le circostanze attuali lasceranno un carico permanente in misura considerevole".

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Documento Economia nel foggiano

Rubini si lascia andare con Salandra ad alcune considerazioni generali sulla precaria situazione economica degli inizi del Novecento della provincia comune di provenienza, ovvero del foggiano: "Nella nostra provincia, la cui vita economica è in gran parte dipendente dall'industria, specialmente la serica, e dall'emigrazione temporanea, la crisi e la disoccupazione battono il loro pieno".

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Documento Contributi statali sulle opere di pubblica utilità

Rubini discute con Salandra sull'estensione del contributo statale, concesso alle opere generali finalizzate all'utilizzazione delle acque mediante l'articolo 20, a tutte le regioni italiane. La discussione nasce dalle richieste avanzate da alcune regioni di usufruire del suddetto contributo statale concesso in via straordinaria alla sola Sardegna per la traduzione delle acque potabili.

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Documento Fallito tentativo d'accordo finanziario con la piazza americana

Rubini informa Salandra d'essere venuto a conoscenza la sera prima del telegramma del console italiano a New York circa l'insuccesso delle pratiche per concludere un prestito sulla piazza americana. "La situazione non sembra, ed è assai grave - osserva Rubini - poiché si dovrà ricorrere ad un prestito interno, non potendosi e dovendosi ricorrere a continue emissioni per conto del Tesoro in così nuova e larga copia come necessità esige, mentre sono ancora all'inizio e non ancora incominciate le emissioni per conto delle Casse di Risparmio (mil. 300), per conto delle Casse Depositi e Prestiti (mil. 200), per prestiti di favore degli Enti locali (mil. 100), le quali due ultime operazioni interamente serviranno anche poi il tesoro. (...) un prestito interno (volontario o forzoso) sosterrà l'alimento ai bisogni del pubblico, proprio nel momento in cui, scardinate le risorse del credito, essi trovano soddisfatti i contanti. Dissi, purtroppo, volontario o forzoso perché si deve emettere a interesse basso per non rovinare la rendita e rotta l'organizzazione finanziaria si manca dello strumento bancario sul quale in tempi normali s'imperniano le operazioni delle spese". Rubini comunica d'aver, comunque, provveduto nel frattempo ad elevare l'interesse dei Buoni Oro, sebbene per altro verso il rifiuto di New York avrebbe posto il governo italiano "in dura strettezza nei riguardi dei cambi" ed avrebbe ostacolato "quel poco di operazioni commerciali che ancora rimangono in vita, aggiungendo (e aggravando) le difficoltà economiche alle deficienze del Tesoro." Il ministro Rubini conclude la lettera con alcune considerazioni d'ordine generale sulla situazione economica dell'Italia: "Nessun Paese neutrale si trova tanto male come il nostro, perché con una grettissima, misera costituzione abbiamo voluto fare grandezze in politica estera e, insieme, sociale, di lavori pubblici, di elevazione di esigenze, di tenore di vita, d'impegni d'ogni genere in pensione e maturandi in futuro e siamo giunti ai casi presenti già estenuati con un tenor di tributi favoloso, con un fardello di 3 miliardi di debito fatto in nove anni per le ferrovie e la Libia, debito infruttifero e che prosegue con qualche centinaio di milioni di aggiunta ogni anno. I nodi vengono sempre al pettine. Ciò malgrado il prestito interno s'impone sia pure insieme a qualche maggiore inflazione di biglietti, ma fare capo soltanto a questi potrebbe essere pericoloso" In allegato vi è il telegramma, dattiloscritto, che il console italiano a New York ha inviato al ministro per informarlo della risposta negativa ricevuta dalle principali banche americane e locali interpellate per concedere un prestito al governo italiano. Nel telegramma si precisa anche che la risposta è stata data a nome di tutti gli istituti di credito dal gruppo bancario Morgan: "Date le situazioni finanziarie internazionali, considerati i bisogni urgenti locali, queste banche sono attualmente nell'impossibilità di prendere in considerazione vostra domanda". Il telegramma, datato New York, 9 ottobre 1914 è conservato Ivi, C=1=4.12bis, 1 c. dattiloscritta.

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Documento Debito pubblico in crescita

Rubini esprime le sue perplessità sulla preoccupante crescita progressiva delle spese di guerra previste dal ministro della Guerra, nonostante quest'ultimo sia a conoscenza delle condizioni del bilancio del 1915-1916, presentatogli dallo stesso Rubini con un deficit di quasi 400 milioni di lire.

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Documento Rapporti tra Ministero del Tesoro e Banca d'Italia

Rubini informa Salandra d'aver chiesto a Stringher di telegrafare a due altri direttori generali della Banca d'Italia "per intendersi su di un assorbimento da parte dei tre istituti di una metà dei Buoni quinquennali, del valore complessivo di 30 milioni", e sulla "graduale assunzione anche del soldo, a meno che vengono smaltiti. Ma occorrerà accontentarsi del 98, forse del 97, più una lieve provvigione". Rubini sa che l'operazione avrebbe comportato "un sacrificio rispetto all'emissione precedente, ma sempre nelle presenti circostanze un bel prezzo".

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Documento Sul miglioramento della circolazione monetaria in Italia

Sonnino dà prima indicazioni di strategia militare sulla conquista di Valona. Nella seconda parte della lettera, invece, si apre ad alcuni suggerimenti sulle misure finanziarie che Salandra, in qualità di presidente del Consiglio, potrebbe prendere per migliorare la circolazione monetaria in Italia: "Mi pare che Rubini avrebbe dovuto (e potrebbe ancora) profittare dell'occasione delle larghe venatorie concesse alle Banche pei conti correnti per abolire quei limiti (se ben ricordo di non più di 1/3 del tasso dello sconto) che furono dal Giolitti imposti agli interessi dei conti correnti degli Istituti di Commissione (per amore della Banca Commerciale, con appoggio di Luzzatti, legato alla Banca di Credito). Si potrebbe elevare quel limite alla metà dello sconto. Credo che sarebbe un provvedimento molto utile all'igiene della nostra circolazione anche in tempi normali".

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Documento Sui conti correnti degli Istituti di emissione

Salandra risponde a Sonnino sulla questione politico-militare della conquista di Valona. Interessante il post scriptum, nel quale Salandra dichiara: "sono in tutto della tua opinione circa i conti correnti degli Istituti di emissione, i quali, in quest'ultimo mese, hanno dato il maggior reflusso che si poteva avere. Ma Stringher ha ridotto l'interesse dal 2 all'1 e mezzo e Rubini risente le influenze milanesi" sulla conquista di Valona.

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Documento Sulla guerra in Albania

Salandra informa Sonnino sugli esiti del suo incontro di due ore con Rubini ed altri ministri.

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Documento Consigli di strategie politiche da seguire in Parlamento

"Caro amico, dalla tua lettera rilevo con piacere che per ora Rubini si è acquietato. Sugli altri devi importi. (...) Convieni con me che nel momento attuale conviene che tu vada avanti con l'interim e con il Gabinetto come si trova, perché ogni cambiamento può precipitare gli avvenimenti": il tema centrale intorno a cui ruota questa lettera di Sonnino è l'impresa militare italiana in Albania, con riferimenti più o meno espliciti ai contrasti ed alle divisioni parlamentari che essa implicò.

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Documento Sulla questione di Valona

Salandra informa Sonnino d'aver raggiunto l'accordo con Rubini. Il prossimo passo sarà trattare con il ministro della Guerra. Il giorno dopo ci sarebbe stato un Consiglio, nel quale si sarebbe dovuta concludere una deliberazione. In caso di mancato raggiungimento di un accordo, Salandra sarebbe stato costretto a dare le dimissioni dalla Presidenza del Consiglio. Secondo Salandra nessuno vuole l'occupazione di Valona, tranne il gruppo di amici di Sonnino.

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Documento Consigli politici

Da quanto appreso sull'ultimo Consiglio dei Ministri, Sonnino giudica opportuno che Giulio Rubini lasci il Ministero, affinché Salandra, dando le dimissioni generali del Gabinetto, possa riformarlo con più libertà di scelta e di movimento. Secondo Sonnino "converrebbe fare un ministero che possa non solo prendere al momento opportuno la decisione della guerra o meno, ma anche tradurla in atto, senza nuove modificazioni. Perciò converrebbe allargarsi un poco verso sinistra". Sonnino suggerisce Orlando per il Ministero di Grazia e Giustizia. Offre anche la sua disponibilità in caso di necessità. Per quanto concerne la politica estera, Sonnino è consapevole, anche in base alle informazioni ricevute dallo stesso Salandra, che la situazione è critica e che l'Italia non potrà prendere ancora molto tempo per esprimere pubblicamente la sua decisione definitiva rispetto al conflitto mondiale. "Ma - si domanda Sonnino - possiamo noi entrare in guerra presto, date le nostre deficienze militari? O queste sono ancora così gravi da sconsigliarlo in modo assoluto per il momento, a meno di essere forzati da un'aggressione esterna?" Sonnino si rende disponibile per un incontro diretto con Salandra, qualora quest'ultimo ne abbia bisogno. In questa, come nelle altre lettere, spicca in modo evidente il ruolo importante svolto da Sonnino come sostenitore e consigliere privato di Antonio Salandra negli anni in cui questi esercitò la carica di Presidente del Consiglio dei Ministri.

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Documento Accordo con Rubini

Salandra informa Sonnino che dopo ore di lunghe discussioni con Rubini ha raggiunto lo sperato accordo. Si recherà dal Re per vedere se sia il caso di dare comunque le dimissioni.

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Documento Corrispondenza: Antonio Salandra a Sidney Sonnino (02-10-1914)

Nella lettera Salandra si dilunga sui dettagli militari della spedizione italiana in Albania. In un secondo momento si sofferma sui riflessi problematici provocati dalla diffusione delle mine in mare sull'economia della costa adriatica, causa di disoccupazione per tutta la "gente minuta" che "vive del mare". Salandra si confronta, inoltre, con Sonnino sulle difficoltà che incontrerebbe nel sostituire Rubini al Ministero del Tesoro, qualora quest'ultimo decidesse di andarsene: "con Luzzatti io non ci sto, a nessun patto". Infine, Salandra risponde alle riflessioni di Sonnino sulla questione dei conti correnti degli Istituti di emissione: "Sono in tutto della tua opinione circa i conti correnti degli Istituti di emissione, i quali in quest'ultimo mese hanno dato il solo riflusso sano alla circolazione, che si sia potuto avere. Ma Stringher [direttore generale della Banca d'Italia] ha paura: infatti ha ridotto l'interesse dal 2 al 1 e mezzo. E Rubini risente le influenze milanesi".

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Documento Dimissioni di Rubini e proposta d'assunzione del Ministero degli Esteri a Sonnino

Salandra discute con Sonnino delle dimissioni di Rubini dal Ministero del Tesoro nel momento in cui egli, contrario all'armamento, si è accorto che le cose procedevano in direzione inversa a quanto voluto. Anche la situazione finanziaria da lui giudicata (secondo Salandra "a ragione") assai grave e difficile da fronteggiare, avrebbe contribuito ad indirizzare Rubini verso la scelta delle dimissioni. Salandra prega Sonnino d'assumere il Ministero degli Esteri.

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Documento Risoluzione della crisi ministeriale

Salandra ha conferito la sera prima per due ore con Rubini e con il ministro della guerra. Sembra si siano poste le basi di un'intesa, completabile in giornata, in virtù della quale Rubini dovrebbe ritirare le dimissioni. "Spero - scrive Salandra - che oggi non ci ripensi e si penta". L'indomani Salandra avrebbe dovuto tenere un consiglio in cui si sarebbe dovuto decidere "se la baracca deve o no saltare. Nel qual caso sarà meglio farla saltare presto".

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Documento Proposta di nomina al Ministero degli Esteri per Sonnino

Salandra si confronta con Sonnino su alcune questioni politiche in corso. In particolare accenna alla questione del ministro Giulio Rubini e alla necessità di nominare un titolare per il Ministero degli Esteri, senza attendere la fine di dicembre, data per la quale era prevista la riunione della Camera. Secondo Salandra il Ministero degli Esteri è il più importante del Gabinetto e necessita di un uomo "che non faccia altro, perché si affollano questioni di ogni genere, molte delle quali hanno riflessi politici molto importanti, oltre alle situazioni politiche". Salandra propone a Sonnino la nomina a ministro: "questo non ti obbliga ad aderire al mio desiderio, condiviso dai colleghi a cui ne ho parlato, ma saresti l'uomo perfetto, dato il momento, con il tuo cuore e il tuo intelletto e nessuno tra gli uomini politici potrebbe sostituirti". Fissa l'incontro con Sonnino per lo stesso pomeriggio alle 15.30, aspettandosi che gli comunichi la sua risposta definitiva.

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Documento Sul caso Rubini

Così scrive Salandra a Sonnino: "Caro Amico con Rubini spero di essere a posto ma non si può dire e temo che non si potrà mai dire che lo sono". In altri termini, la crisi ministeriale sembrava essere scongiurata ma Salandra conservava le sue perplessità e rimostranze a proposito, che alla resa dei fatti non si sarebbero rivelate infondate.

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Documento Dimissioni di Rubini

I timori di Salandra sulla crisi ministeriale imminente si rivelano fondati: Rubini si dimette e Salandra comunica a Sonnino la decisione di recarsi dal Re per ricevere direttive sul da farsi. Di questa lettera si conserva anche la minuta autografa (C=1=19.15). Sulla questione delle dimissioni di Rubini, inoltre, Salandra scrive anche un'altra lettera, datata 4 novembre 1914 (C=1=19.16, 1-4 cc.).

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