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Fondo Delfico
Fascicolo Documentazione varia sugli stucchi
Fascicolo contenente documentazione varia sugli stucchi: 1) "Atti riguardanti il progetto fatto da Don Melchiorre Delfico di Teramo per la piantagione dell'olivo ne' regii stucchi di Apruzzo Citra" (1787-1788); 2) Memorie di Melchiorre Delfico, su richies
Scheda: 72 cc. nn. nr. fascicolo 215
Numero della busta: 18
Documenti presenti nel fascicolo
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Relazioni pro e contro le piantagioni
Relazione di Delfico in cui sostiene, principalmente, che è necessario piantare gli olivi nei territori dei regi stucchi. Ciò è possibile perché la pastorizia non sarebbe danneggiata, in quanto dai regi stucchi la regia corte non ritrae che 5000 ducati netti; vale a dire che quando anche ci fosse una perdita della ventesima parte di questa somma, questa perdita sarebbe così piccola in paragone del vantaggio dello Stato e del conseguente vantaggio dell'erario che non vi sarebbe nessuna necessità di predisporre un bilanciamento.
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Chiarimenti chiesti dal Preside di Chieti
Memoria di Delfico presentata su richiesta del Preside di Chieti, Carlo Rustici, per chiarire ulteriormente il punto di vista di Delfico sulle piantagioni degli ulivi nei regi stucchi. Delfico spiega che alcune difficoltà relative alle piantagioni degli ulivi non sono in reltà tali, e discute su alcune di esse: ad esempio a proposito delle fosse o buche che devono essere fatte per piantare gli ulivi, e sulla diminuzione del pascolo nel periodo della raccolta degli ulivi.
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Sugli stucchi
Copia di due dispacci spediti da Ferdinando Corradini, dal Supremo Consiglio delle Finanze, a Melchiorre Delfico per l'affare dei regi stucchi. Relativamente al progetto per la piantagione degli ulivi nei regi stucchi, il Comune di Teramo ha manifestato con un foglio del 27 marzo scorso (1788) il suo sentimento uniforme a quanto riferì il preside di Chieti. Il Supremo Consiglio respinge tutte queste carte.
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Relazione sulla piantagione degli ulivi nei regi stucchi
Relazione di Delfico, spedita a Giuseppe Palmieri, direttore del Supremo Consiglio delle Finanze, in cui sostiene che il piantare non è stata la causa vera della decadenza della pastorizia: difatti le piantate non sono chiuse e quindi non pregiudicano il pascolo degli animali. La vera servitù dello stucco consiste nell'uso delle erbe sulle terre a riposo. Il fisco non ha nessun diritto né originario né acquisito per contratto qualunque di poter ordinare che le terre si debbano tenere a riposo per un dato tempo per favorire l'uso agreste in pregiudizio dei prodotti dell'agricoltura. Aggiunge inoltre che il fisco fece un pessimo contratto alla compra di tale servitù rurale per rivenderla ed amministrarla, poiché a rivenderla non fece alcun guadagno effettivo e, amministrandola ad affitto rurale, ha causato un grave danno alle popolazioni e all'agricoltura.
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Dispacci e Relazione sulle piantagioni nei regi stucchi
Dispacci e relazioni di Delfico in cui si rileva che, per non pregiudicare i pretesi diritti del fisco e le ragioni allegate dai proprietari, si stabilì di non doversi piantare nei luoghi ritenuti stucchi piantagioni chiuse che escludevano totalmente l'uso del pascolo, e nel caso qualche particolare potesse aver tale bisogno ne dovrebbe chiedere il sovrano permesso. Riguardo alla piantata che non ha bisogno di essere chiusa, come quelle di ulivo e gelsi nelle quali il pascolo non resta pregiudicato e la piccola diminuzione apparente del pascolo resta compensata dalla fronda degli ulivi che costituisce il pascolo sussidiario alle pecore durante l'inverno, e dal miglioramento del pascolo medesimo, si può accordare la libertà di piantare per una porzione dei territori dello stucco pari alla metà dei possessi di ciascun proprietario.
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Sul diritto di piantagione
Relazione di Lelio Rivera, amministratore dei Regi stucchi, a Sua Eccellenza Francesco Corradini, in cui si legge che il Supremo Consiglio incarica il Tribunale della Camera di giudicare sul diritto di piantagione sentendo, ove necessario, il parere del Rivera in quale sostiene la necessità della confinazione degli stucchi che permetterà il reintegro economico per il dipartimento di Teramo. Desidera che non sia tolto al fisco il possesso dell'uso del pascolo. Inoltre, sostiene che si debba procedere esecutivamente non solo con delle penali, ma anche economicamente nei confronti dei contravventori fino alla restituzione del pascolo e del possesso che deve essere del regio fisco.