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ARCHIVIO STORICO DELLE ECONOMISTE E DEGLI ECONOMISTI

Guida archivistica alle carte e alle corrispondenze degli economisti italiani


ARCHIVIO STORICO DELLE ECONOMISTE E DEGLI ECONOMISTI





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Documento Relazione del rettore Prof. dott. Sabino Fiorese pronunciata il 5 dicembre 1926 per l'inaugurazione dell'anno accademico 1926-27

In occasione del cinquantenario dalla fondazione della Scuola di Commercio, il professor Sabino Fiorese ricorda Tommaso Columbo, "intelletto alacre ed operoso", che ne propose la fondazione alla Camera di Commercio ed Arti sul modello di una scuola attiva a Trieste. Ne ricorda la trasformazione in Istituto Superiore, i nomi prestigiosi di docenti che vi militarono, da Pantaleoni a Benini a Bertolini. Ricorda poi l'attivismo di Salvatore Cognetti De Martis nel 1884 per ottenere l'approvazione ministeriale all'istituzione di un Ateneo universitario a Bari, costata tante delusioni prima di essere soddisfatta solo con Mussolini. Interessante nota sul patrimonio bibliotecario nel 1926: vi si contano 9000 volumi di opere economiche, giuridiche, geografiche, letterarie e storiche, oltre a circa 400 riviste. Nella parte conclusiva della relazione Fiorese esorta i giovani a sostenere i principi "di quella economia classica che sdegnò sempre qualsiasi accettazione di sofismi sul materialismo economico, qualificato eziandio come materialsimo storico". Li invita a riconoscere proprio "in quel materialismo irrazionale e contrario all'idea di volontà da cui parte l'idea di libertà, [...] la causa prima di tante sciagure sociali". La relazione si conclude con la presentazione del discorso inaugurale tenuto dal professor De Semo, titolare di Diritto Commerciale, marittimo e industriale su "I rapporti collettivi del lavoro nella legislazione del governo nazionale".

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Documento Sul latifondo in Sicilia

Baer comunica di avere in serbo un lavoro sul latifondo in Sicilia. Gli raccomanda un articolo del Cognetti de Martiis pregandolo di un suo giudizio.

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Documento Sull'invio di un manoscritto

Comunica che ha inviato un manoscritto sulla storia della "Storia economica d'Italia" con l'augurio che egli possa trovargli "un posticino" nella "Nuova Antologia".

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Documento A proposito di una relazione del Ministero di agricoltura, industria e commercio

Scrive Cognetti de Martiis: "Non sono liberale in fatto di banche di emissione, anzi vado più in là del progetto di legge". Ringrazia per il consenso relativo all'articolo sulla Relazione del Ministero di agricoltura, industria e commercio. Probabilmente si tratta dell'articolo "La politica economica italiana", vedi nota bibliografica.

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Documento Sulla richiesta di un giudizio per uno scritto economico

Cognetti de Martiis scrive di attendere il giudizio di Protonotari sullo scritto relativo ai fatti economici compiuti nel primo Parlamento che sedette in Italia. La sua opinione è ritenuta utile per giudicare esattamente gli avvenimenti memorabili del 1820. Probabilmente si tratta dell'opera "I fatti economici della rivoluzione napoletana del 1820", vedi nota bibliografica.

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Documento Su di un articolo da scrivere per la "Nuova Antologia"

Cognetti De Martiis chiede consigli per scrivere un articolo per la "Nuova Antologia" prendendo spunto dalla relazione del Ministero di agricoltura, industria e commercio.

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Documento Sul Germanismo e sulla collaborazione ad un giornale liberista

Ferrara rinvia, corrette, le bozze del Germanismo. Riprende il tema del giornale liberista al quale vuol far collaborare Boccardo, Virgilio, Martello, Cognetti, Scarabelli, Scialoja, Rota. Ma finora non ha scritto che a Martello.

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Documento Congratulazioni

Telegramma di Cognetti de Martiis: "Gradisca sentite congratulazioni meritato onore che assicura Parlamento opera sua".

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Documento Rinuncia alla promozione

Cognetti de Martiis rifiuta la promozione offertagli, dopo le bocciature ai concorsi del 1892 e del 1895. Preferisce rimanere al Laboratorio di Economia Politica frequentato da giovani volenterosi e operosi.

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Documento Correzioni a "L'economia come scienza eutonoma"

Cognetti de Martiis invia a Messedaglia una copia della sua monografia con la correzione di alcuni errori di stampa.

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Documento Commemorazione di Salvatore Cognetti de Martiis letta dal professor C. G. Albonico, alla R. Accademia Virgiliana, nella adunanza del 6 dicembre 1901

La commemorazione di Salvatore Cognetti de Martiis in una seduta della Reale Accademia Virgiliana è giustificata dal fatto che l'economista ne fu socio. Albonico si rammarica che il suo saggio "La manodopera nel sistema economico" sia rimasto incompiuto, dal momento che "l'Autore ha in Italia posto eminente tra gli scrittori che, valendosi del metodo positivo e in special modo delle induzioni e delle analogie biologiche, affermano le leggi dell'Economia Politica". Ricorda l'ultimo anno di vita del Cognetti de Martiis, i mesi di soggiorno a Roma e poi il ritorno a Torino, per inaugurare il corso di Economia Politica presso la Regia Università con una prolusione, l'ultima, su L'idea economica in Gioberti. Così l'onore che Albonico riserva all'amico è annoverarlo insieme con Melchiorre Gioja, Pellegrino Rossi, Antonio Scialoja, Giovanni Arrivabene, Marco Minghetti, Luigi Luzzatti, i quali "assisero l'Economia Politica su alto soglio del sapere della Patria" e che "ordinarono forme, fondarono istituzioni economiche per il benessere delle popolazioni, per la ricchezza e lo splendore del Regno". Il ruolo di Salvatore Cognetti de Martiis fu di "avvicinare più o meno secondo i loro termini comuni ed i principi classici le nuove scuole economiche", attenuando "gli effetti de' loro errori" e, soprattutto, contrapponendosi al presente procedere incerto degli studi economici dopo la morte del "genio" Francesco Ferrara.

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Documento Senza titolo [Sistemi delle tariffe]

Si esaminano i sistemi delle tariffe, in particolare quello della tariffa duplice, "a due colonne di dazi", i minimi e i massimi, e quello attualmente in vigore in Italia della "tariffa generale". In linea di principio, comunque, per Bertolini tutti "i trattati di commercio o sono una burla o cercano trarre in inganno; infatti essi hanno il difetto fondamentale di dover essere una concessione reciproca [...], un do ut des infine". Esaminando gli effetti della politica doganale, Bertolini dimostra come la crescita o il declino dei vari settori produttivi dell'economia nazionale si siano compiuti indipendentemente da essa, confermando la teoria liberista di Adam Smith. In alcuni casi, come per l'importante settore della cerealicoltura, gli effetti erano stati a suo avviso deleteri ed opposti a quelli sperati, tanto che la recente sospensione del sistema doganale per i cereali era stata accompagnata da una sensibile ripresa produttiva, soprattutto in Puglia. "Il Minghetti diceva datemi un bilancio ed io vi saprò dire di quale paese si tratti. Se questo si può dire del bilancio, a maggior ragione si dovrebbe dire della tariffa doganale, che dovrebbe essere indice delle tendenze, delle aspirazioni di un paese, delle sue condizioni economiche". Applicando questo concetto alla tariffa del 1887, Bertolini ne denunciava, però, l'alterazione rispetto alla "struttura economica del nostro Paese". Il dazio poteva essere in effetti strumento di "tutela economica", ma anche di "guerra economica". E la tariffa del 1887 rinviava alla seconda funzione. Ad uno ad uno Bertolini svela tutti gli interessi di parte che si celavano dietro una politica commerciale protezionistica, ammantata di una patina ingannevole ed apparente di tutela del benessere collettivo di una nazione. "La barriera è una cosa artificiale, la cui soppressione ridonderebbe a beneficio quando fu unificata all'Italia e furono tolte di mezzo le barriere, e certo non è detto che l'artificio, che sussisteva per gli Stati che insieme formarono l'Italia, non sussista anche tra Stato e Stato attualmente". I casi degli Stati Uniti d'America e di alcuni cantoni della Confederazione svizzera, paesi non protezionisti, confermerebbero l'artificiosità delle barriere doganali. Così, allo stato attuale, il protezionismo "si è chiuso nella difesa ed alcuni sono giunti a dire che riconoscono che la condizione generale delle cose è il liberismo, ma che nelle contingenze attuali occorre il protezionismo". In questa schiera di economisti Bertolini colloca Cognetti de Martiis, che, curatore della quarta serie della "Biblioteca degli Economisti", nella prefazione ad un volume distinse tra libero Stato, come "meta", e Stato protezionista come realtà attuale "in continua evoluzione verso lo Stato libero". Ad essere sbagliato in una simile concezione, secondo Bertolini, è il presupposto che scaturisce dall'indirizzo della scuola storica, in base al quale "il nocciolo dell'economia" sarebbe "nella correlazione con l'organismo umano" e nelle sue trasformazioni nel tempo. Quando lo sviluppo industriale è agli esordi l'economia di un Paese sarebbe così paragonabile ad un bambino, che ha bisogno di essere difeso dai genitori. Lo Stato, pertanto, deve intervenire con una politica protezionistica, fintanto che l'industria non sia sufficientemente solida da poter tener testa alla concorrenza straniera. L'obiezione che Bertolini muove a questa concezione di Cognetti de Martiis è che nessuna inchiesta, condotta sullo stato dell'economia italiana, aveva affermato il raggiungimento di livelli minimi di sviluppo per l'industria che supportassero un superamento della politica protezionistica. In questo Bertolini condivide le posizioni di Bastiat, secondo cui "la protezione è un cuscino comodo, su cui l'industria s'addormenta". L'Italia aveva a sue spese subìto gli effetti deleteri della politica protezionistica sostenuta in favore dell'industria pesante (navale, siderurgica e metallurgica) durante e dopo il periodo bellico. Il coinvolgimento in tale sistema di protezione degli istituti bancari avrebbe portato ad una sicura bancarotta, se "per fortuna dell'Italia Bonaldo Stringher non avesse saputo far andare a mare la troppo confidente Banca di Sconto". Tra i seguaci del libero scambio, che ebbe origine dalla battaglia contro la tariffa sul grano condotta vittoriosamente da Riccardo Cobden, "economista insigne della prima metà del XIX secolo", simbolo stesso del liberismo, in Italia è ricordato Luigi Einaudi, accanto ovviamente allo stesso Angelo Bertolini e al suo maestro, Francesco Ferrara. Bertolini confessa che le lezioni di quest'ultimo del 1857-58-59 "sono veramente ammirabili e si sta cercando di pubblicarle". Unico attuale rimedio contro il protezionismo è la sua moderazione, attraverso il ricorso alle statistiche commerciali.

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