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ARCHIVIO STORICO DELLE ECONOMISTE E DEGLI ECONOMISTI

Guida archivistica alle carte e alle corrispondenze degli economisti italiani


ARCHIVIO STORICO DELLE ECONOMISTE E DEGLI ECONOMISTI


Cottrau  




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Documento Le industrie caratteristiche della Campania

L'argomento si incentra sui meccanismi di sviluppo dell'industria meridionale (in particolare napoletana). Dopo una breve storia dello sviluppo dell'industria meridionale dal periodo borbonico a circa il 1940, si individua nella debolezza strutturale, dovuta all'isolamento del Regno delle Due Sicilie rispetto al resto d'Italia, una delle principali cause del mancato sviluppo industriale dell'Italia meridionale, la cui industria non è riuscita a svilupparsi per settori, ma per tipologie ("a Napoli e dintorni si fabbricava un poco di tutto, dalle locomotive alle punte di Parigi, dalle rotaie ai ferri da cavallo, dagli scafi dei vascelli da guerra, alle piccole barche da pesca". Cottrau - "La crisi della città di Napoli"). Tuttavia, anche nei periodi di maggiore depressione economica esiste una tipologia produttiva che ha avuto una continuità di vita e che si è affermata a livello mondiale, non soltanto a causa di un'attrezzatura di prim'ordine, ma soprattutto per una particolare tecnica di lavorazione. Alcuni esempi: pastificazione, conserve alimentari, cantieri navali, tessitura, lavorazione del cuoio e delle pelli. Si individua in queste tipologie di produzione gli elementi trainanti per l'economia non solo meridionale, ma nazionale. Il processo di industrializzazione meridionale può agevolmente essere incentivato, grazie all'installazione di macchine che sfruttano l'energia elettrica. Nel 1903, epoca del primo censimento industriale, l'attività è concentrata esclusivamente nel comune di Napoli, in quanto nella restante parte della provincia si rileva ben poco. Tra il 1904 e il 1908, per effetto degli incentivi e delle agevolazioni fiscali del governo di allora, molte industrie del Nord si affrettarono ad istituire a Napoli alcune filiali e stabilimenti. Ciò costituì il nucleo della nuova industria napoletana. Nel primo dopoguerra, l'industria napoletana sembra avere una notevole flessione, a vantaggio di quella settentrionale che sopravvive, grazie alla presenza di macchinari all'avanguardia e al notevole impiego di capitali. Lo stato non fornisce aiuti economici; solo alcune industrie private sopravvivono, grazie all'impiego di capitali privati. Tra il 1937 e il 1940, la situazione del livello medio produttivo dell'industria napoletana riflette il profondo dislivello esistente con il Nord Italia. Napoli e le province meridionali sono incapaci di produrre tutto quello che costituisce il fondamento della vita civile moderna (dalle specialità medicinali alle lampade elettriche).

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