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ARCHIVIO STORICO DELLE ECONOMISTE E DEGLI ECONOMISTI

Guida archivistica alle carte e alle corrispondenze degli economisti italiani


ARCHIVIO STORICO DELLE ECONOMISTE E DEGLI ECONOMISTI


Carey Henry Charles




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Documento Corrispondenza: Antonio D'Aroma a Raffaele Mattioli

D'Aroma chiede a Mattioli, in partenza per gli Stati Uniti, di procurarsi per conto di Einaudi le seguenti opere di Carey: The Principles of social science e The Principles of political Economy.

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Documento Lettera a Giuseppe Bracco Amari

Ferrara commenta la proposta di legge sull'emigrazione e dà notizie della visita dell'economista americano Henry Carey. Inoltre illustra i programmi editoriali della Biblioteca dell'Economista. Nella lettera sono citati Emerico Amari, il conte di Cavour, Carlo Ignazio Giulio, Domenico Guerrazzi, Giuseppe La Farina, Antonio Scialoja e Niccolò Tommaseo.

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Documento "Economia Pubblica. Lezioni date ad alcuni amici nell'inverno 1855-1856"

Carte autografe del Minghetti relative a lezioni (in numero di 40) date ad alcuni amici nell'inverno 1855-1856. Argomenti trattati nelle lezioni (così come riportati nelle intitolazioni alle lezioni stesse): "Lezione I-Considerazioni preliminari-Il concetto che gli antichi ebbero della scienza economica-Abbozzo delle condizioni economiche degli antichi; Lezione II-Abbozzo delle condizioni economiche del Medio Evo; Lezione III-Abbozzo delle condizioni economiche dei tempi moderni-Cenni sulla origine e i progressi della scienza specialmente in Italia; Lezione IV-Importanza dei fatti economici e della scienza nella prima metà del secolo XIX; Lezione V-Obiezioni ad accuse alla scienza economica confutata; Lezione VI-Considerazioni preliminari alla definizione dell'Economia Publica-Esame delle definizioni che ne hanno dato i più illustri scrittori-Concetto della Economia come scienza e come arte-Sue attinenze colle altre scienze e suoi limiti; Lezione VII-Sunto della lezione II [del corso di Economia Pubblica] di Pellegrino Rossi-Osservazioni sulla teorica dell'autore-Si conclude definendo l'Economia Publica; Lezione VIII-Definizioni preliminari di alcuni vocaboli principali della scienza-Ricchezza-Valore; Lezione IX-Di alcuni altri sensi della parola ricchezza, della offerta e della domanda, della produzione e della [consumazione ?]-Prodotti materiali e immateriali-Consumo produttivo e improduttivo; Lezione X-Digressione nella quale rispondendo ad alcune [obiezioni] si chiarisce l'analisi delle idee di ricchezza e di valore, degli [agenti ?] di produzione-Terra; Lezione XI-Del lavoro-Del capitale; Lezione XII-Delle macchine-Della cooperazione al lavoro (associazione al lavoro-divisione del lavoro); Lezione XIII-Della produzione in grande-Della coltivazione in grande e in piccolo; Lezione XIV-Della concorrenza; Lezione XV-Organizzazione del lavoro-Confutazione delle opinioni dei socialisti; Lezione XVI e Lezione XVII-Legge dell'aumento dei prodotti della terra-Teorica di Ricardo-Teorica di Carey e di Bastiat; Lezione XVIII-Leggi dell'aumento del capitale; Lezione XIX-leggi dell'aumento del lavoro-Principio della popolazione di Malthus; Lezione XX-Della distribuzione della ricchezza-Del prodotto da ripartirsi e delle persone che concorrono alla ripartizione; Lezione XXI e Lezione XXII-Della legge secondo la quale il prodotto si riparte spontaneamente e data la libera concorrenza-Dei salarii; Lezione XXIII-Segue dei salarii-Conseguenze della legge esposta-Rimedi ai bassi salarii; Lezione XXIV-Dei profitti; Lezione XXV-Della rendita-[Armonie e antinomie ?] dei salarii, dei profitti e delle rendite; Lezione XXVI-Della ripartizione consuetudinaria della ricchezza; Lezione XXVII-Titolo giuridico delle persone che concorrono alla ripartizione del prodotto-Rinumerazione del lavoro-Profitto sul capitale-Legittimità di questo profitto, dell'interesse-Ingerenza governativa-Leggi sull'usura; Lezione XXVIII-Rendita del proprietario del diritto di proprietà; Lezione XXIX-Dell'ingerenza governativa nella distribuzione delle ricchezze-Leggi di successione-Beneficenza pubblica; Lezione XXX-Del consumo-Del lusso; Lezione XXXI-Dello scambio-Del valore dell'offerta e della dimanda-Del costo di produzione dei monopolii; Lezione XXXII-Impossibilità di una misura assoluta del valore della moneta; Lezione XXXIII-Della moneta e dei metalli preziosi; Lezione XXXIV-Della circolazione e della carta moneta; Lezione XXXV- XXXVI e XXXVII-Del credito-Delle banche-Delle crisi commerciali-Del debito pubblico; Lezione XXXVIII-Della società commerciale; Lezione XXXIX-Delle imposte; Lezione XL-Idea generale dell'economia come scienza e come arte e delle sue attinenze colla morale col diritto e colla politica-Delle condizioni economiche dell'Europa rispetto al progresso della civiltà".

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Documento Di Giovanni Pinna Ferrà e delle sue teorie economiche e sociali

Sul frontespizio vi è una dedica autografa di Coletti: "All'amico mio Angelo Bertolini in segno di verace stima. F.Coletti". Nell'opuscolo Coletti esamina criticamente il pensiero economico di Giovanni Pinna Ferrà, apprezzandone lo "squisito senso della necessità pratica", che lo aveva portato a non lasciarsi condizionare dai "preconcetti" della scuola sassarese in cui insegnava, a tal punto da non ammettere in certi casi i vantaggi di un intervento statale a supporto dell'iniziativa individuale, "colà dove gli individui non avrebbero, singolarmente, né il tornaconto né la forza di operare". Quanto alle teorie economiche generali professate dal Pinna Ferrà, debitrici della "concezione delle armonie economiche, che era propria, se non veramente del Ferrara, della scuola ottimista del Say, del Dunoyer, dello Chevalier, e soprattutto del Carey e del Bastiat", esse sono state stroncate dalla critica, che avrebbe mostrato come la loro smentita scaturisse dalla stessa "libera concorrenza che, agendo attraverso le forze e gli interessi che animano la società capitalistica, conduce non di rado alla negazione di se stessa, al monopolio, all'eliminazione, cioè, degli effetti edonistici sperati dalla vecchia scuola". Né "più positiva" era apparsa alla critica la "concezione delle armonie sociali", in cui Pinna Ferrà aveva creduto. "La realtà economica - scriveva Coletti - dei paesi più progrediti si risolve in una serie di conflitti palesi o latenti. Gli equilibri sociali che, di volta in volta, risultano come effetti delle lotte economiche combattute, non sono che stati o condizioni fuggenti e non rivelano che una semplice armonia meccanica o di proporzione di forze, non un'armonia di giustizia economica". Ma, se la critica aveva "corroso la base sociale dell'idealismo liberista e della politica economica della scuola a cui appartenne Pinna Ferrà", non altrettanto aveva potuto fare per "una parte notevolissima delle teorie più tecnicamente economiche, che la spregiudicata e acuta mente del Ferrara aveva estratto e genialmente ricomposto dalle altrui dottrine". L'Economia contemporanea si era riavvicinata alle teorie del Ferrara e, in particolare, a quella del valore, da molti abbandonata in favore dell'approccio teorico della scuola classica inglese. Gli economisti contemporanei tendevano a riconciliare i principi ferrariani e quelli della tradizione classica inglese come parti di un'unica teoria generale "più integrale e complessa". "Spettacolo consolante" questo, che allietò, secondo Coletti, gli ultimi anni di vita di Pinna Ferrà. Nella parte conclusiva Coletti traccia un quadro commosso delle virtù morali ed intellettuali di Pinna Ferrà, "uno di quei tipi nobilissimi di cui si va perdendo lo stampo [...], raccomandato alla memoria di pochi". In appendice è riportato un elenco di tutte le pubblicazioni del professore sardo, compilato da Coletti con la collaborazione del figlio Michele Pinna Ferrà. Si tratta di 21 titoli, da Genesi del diritto e della moralità, loro rapporto, (Sassari, 1863) a Orientazioni sociologiche della Sardegna (Bari, 1898).

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