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ARCHIVIO STORICO DELLE ECONOMISTE E DEGLI ECONOMISTI

Guida archivistica alle carte e alle corrispondenze degli economisti italiani


ARCHIVIO STORICO DELLE ECONOMISTE E DEGLI ECONOMISTI


Villaroe Federico




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Documento Lettere di Broggia a terzi [minuta di Allocati]

Il quaderno contrassegnato da Allocati come n. 1 contiene la copia manoscritta di Allocati di lettere di Broggia indirizzate a vari personaggi. Di alcune c'è la corrispondente copia dattiloscritta nella busta 1, di cui si dà fra parentesi indicazione della segnatura. Le lettere sono, nell'ordine: a Fontanesi, 21 marzo 1752, cc. 2-7v (vedi 1.5.3); a Fontanesi, 11 aprile 1752, cc. 9-18 (vedi 1.5.4); la sola indicazione di una minuta di lettera al vescovo di Melfi, 15 aprile 1752, c. 18; a Fontanesi, 23 maggio 1752, 18-21v (vedi 1.5.6); a Fontanesi, 22 giugno 1752, cc. 22-23v; a Bucci, 8 luglio 1752, cc. 22v-23v (vedi 1.8.1); a Benedetto XIV, agosto 1752, c. 24-24v; a Gian Francesco Muratori, 8 agosto 1752, cc. 24v-26; a Costantini, 17 aprile 1753, cc. 26-27v; ad anonimo, 23 dicembre 1758, c. 27v; a Fogliani, 2 luglio 1759, cc. 28-33; a Fontanesi, senza data, cc. 33v-35; una "memoria consegnata" a Federico Villaroe sulla moneta d'oro in Sicilia, gennaio 1761, cc. 35v-39. I brani originali sono talvolta riassunti da Allocati e numerose sono le sue note sia al testo sia come appunti di lavoro per le trascrizioni. Alla c. 33 Allocati annota che nella busta XXI, 17 un foglietto ottocentesco riporta lo schema dei capitoli della parte I della "Vita civil economica" e che un altro foglietto ottocentesco compendia una lettera di Muratori a Broggia senza data.

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Documento I tre rilevanti benefici : moneta d'oro, conservazione dei pani, la popolazione di Ustica [minuta di Allocati]

Questo quaderno è contrassegnato da Allocati con il n.2. Contiene la trascrizione di uno scritto inedito di Broggia che tratta di "tre rilevanti benefici" di "grande vantaggio e utilità della Sicilia" (cfr. 1.8.2 e 1.11.1). Il primo riguarda la moneta d'oro siciliana, detta onza, che per legge doveva essere coniata in oro a 22 carati ed era ancorata alla doppia. Pesava infatti i due terzi di quest'ultima e aveva il valore di 30 carlini mentre quella valeva 45 carlini. All'inizio del 1758 si scoprì che gli appaltatori della Zecca fraudolentemente avevano proceduto al suo conio con una caratura diversa da quella ufficiale, con una perdita di valore, e cioè con una svalutazione della moneta, del 6-7 per cento. Si pensò che questa fosse la causa del generale innalzamento dei prezzi alle importazioni verificatosi in quel periodo e si maturò il convincimento che vi si dovesse porre rimedio restituendo alle monete in circolazione il valore originario ripristinando in esse le caratteristiche di legge. Operazione costosa, prima di procedere alla quale due ministri della Giunta, il Fiscale Corazza ed il giudice Villaroé, vollero acquisire il parere di Broggia il quale, dopo aver chiesto al Viceré Fogliani il suo assenso ad intervenire nella questione, e dopo lungo studio, espose loro la sua convinzione che il rincaro dei prezzi delle merci d'importazione fosse da addebitarsi alle guerre tra Francia e Inghilterra, unica e vera causa di tale rincaro. Perché altrimenti tutte indistintamente le merci avrebbero subito un aumento. Il secondo "beneficio" riguarda la conservazione del grano. A questo proposito Broggia, ritenendo utile l'adozione della stufa dell'Intieri, ne dà notizia in via privata ad un suo amico, il sig. Colonnello d. Antonio de Zunica, cavaliere spagnuolo e procuratore generale del duca d'Alba. Il terzo "beneficio" riguarda il ripopolamento di Ustica, oggetto di una memoria di Broggia in cui egli traccia le linee guida di un piano di ripopolamento dell'isola, deserta a causa delle continue incursioni dei pirati barbareschi. Secondo Broggia gli incentivi promessi dal Governo sono assolutamente insufficienti ad invogliare le famiglie a trasferirsi sull'isola. La via è quella di concedere lo sfruttamento dei terreni dell'isola, contro il pagamento al Governo di un "tenue censo", ad un privato capitalista o "impresario", autorizzandolo a stipulare liberamente dei contratti con i coloni di cui, peraltro, si addosserebbe il mantenimento e la sistemazione sull'isola. Inoltre tale "impresario" dovrebbe realizzare delle opere di difesa ad evitare scorrerie da parte dei pirati. Broggia presentò la sua memoria al marchese Tanucci il quale a sua volta la sottopose alla "Segreteria d'Azienda". Qui venne approvata e rimessa al "Tribunale...della Camera di Palermo" che pure dette la sua approvazione. Insomma, come scrive Ajello, il "progetto...fu adottato dal governo, fu promosso mediante la pubblicazione di alcuni bandi, entrò in fase avanzata d'esecuzione, [ma] fallì subito dopo tragicamente". Ciò perché l'impresario, disapplicando il bando, preferì risparmiare sulle spese per la difesa, e la colonia da poco insediatasi fu "assalita da' barbari e sopraffatta".

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